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Dall’articolo di Gaia Piricò: “Martedì 15 marzo 2022 io ed altri studenti del Corso L abbiamo assistito all’intervento del Dott. Vittorio Teresi, per anni procuratore aggiunto alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, poiché impegnati nell’attività promossa dalla prefettura di Palermo e dall’Ordine dei giornalisti: “Libertà di stampa e cultura della legalità”.

Personalmente sento parlare della mafia da quando sono piccola e mai un discorso inerente ad essa mi ha interessato tanto quanto quello del Dottore Teresi, punto di riferimento nel contrasto alla criminalità organizzata.
Mi sono sempre stati narrati gli omicidi della mafia, coloro che l’hanno combattuta, come rispondere a tale mostro; Teresi ci ha invece spiegato la macchina della mafia, come ha fatto ad insidiarsi così bene tra le radici della nostra terra, con un’oggettività tipica di un magistrato, descrivendola, oserei dire, come un’intelligenza assetata di ignoranza, perché la mafia ha preso piede e ha continuato a diffondersi a causa di una moltitudine volubile, inesperta, non consapevole.
Ci ha parlato dei grandi boss mafiosi, del patto sancito tra Provenzano e Mori affinché la villa di Riina non venisse perquisita, ci ha parlato del Centro Studi Paolo e Rita Borsellino di cui è presidente e del riutilizzo sociale dei beni confiscati.
Si è rivolto a noi in maniera precisa e ordinata, dando risposte esaustive, citando leggi e i conseguenti aspetti giudiziari.
Il suo intervento ha suscitato un’elevata curiosità, tanto da portarci a fare molte domande e riflessioni importanti.
Studiare la storia della mafia, ci ha detto, gli è servito per imparare a tarare i suoi comportamenti odierni, “guardando e imparando da quelli passati”.
La memoria operante è stato il concetto più bello, a mio parere, espresso dal Dottore Teresi, perché il fatto che possiamo fare ancora qualcosa di concreto, oltre che ricordare, rincuora tutte le vite recise da mano mafiosa e tuttavia presenti, finché sarà vigile e attiva la nostra coscienza”.
(Referenti: Prof.sse Carmen Bonanno e Gabriella Paredes)
Il post del Centro Studi Borsellino su Instagram qui.